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 ARISTOTELE

 

Aristotele è stato un filosofo greco molto noto, nato a Stagira nel 384.


A diciotto anni giunse ad Atene, alla scuola di Platone, e vi rimase fino alla morte del maestro

Frequentò l’Accademia a 17 anni e vi rimase per altri 20, fino alla morte di Platone.

Aristotele, allievo di Platone, pur assumendo stato suo allievo per ventenni, sostiene una propria linea filosofica che lo porterà a criticare il maestro, e questo suo atteggiamento è espresso nella frase “Amicus Plato, sed magis amica veritas”, che ribadiva l’interesse dello stagirita soprattutto per la verità, e non di assumere come tale la parola di Platone.  

Egli sostiene che il mondo delle idee non è in grado di spiegare il mondo fisico, come invece riteneva Platone, visto che tra le due realtà c’è frattura (chorismos). 

Al contrario il divenire, che per il divino costituiva un ostacolo la cui presenza impediva di conoscere scientificamente il mondo reale e di considerarlo come vero essere, per Aristotele è un fenomeno su cui concentrare gli sforzi della ricerca perché solo riuscendo a spiegare il mutevole divenire si può essere in grado di comprendere il mondo reale. 

Inoltre egli critica il suo maestro, esprimendo rispetto alla teoria delle idee ragionamenti di questo tipo: se esistono le idee per tutto ciò che è nel mondo fisico, esistono idee anche per le negazioni; ma ciò è contraddittorio, perché l’idea di una negazione si associa a tutto tranne il concetto che essa nega. 

Un’idea sarebbe cioè associata ad una molteplicità di cose diverse nel mondo fisico.

Il filosofo nega quindi l’esistenza del mondo delle idee. Sostiene, infatti, che esse siano nella mente di chi le pensa e non abbiano quindi consistenza ontologica, come invece gli oggetti fisici, che per lo stagirita sono realmente esistenti, e non sono una “brutta copia” dell’idea. 

Per lui è quindi possibile uno studio scientifico della natura, e il divenire, che per Platone era un impedimento alla conoscenza scientifica della stessa, diviene per Aristotele un oggetto di studio per cercare quei principi che rendano intelligibile il divenire. 

Aristotele studia la teoria del sillogismo, definendolo genericamente un meccanismo grazie al quale, partendo da determinate premesse, si arriva ad una conclusione. 

Un sillogismo tipico presenta la seguente struttura:

Premesse:

• Tutti gli uomini sono mortali
• Tutti i filosofi sono uomini

Conclusione:

• Tutti i filosofi sono mortali

La parte nominale della conclusione è detto termine maggiore e il suo soggetto termine minore; le premesse in cui essi compaiono sono dette rispettivamente premessa maggiore e minore.

Per Aristotele il mondo reale ha consistenza ontologica, ma non può rientrare nella rigida distinzione di essere e non essere come sosteneva Parmenide, ritenuta dallo stagirita troppo sommaria. 

 

Egli sostiene che vi sono diverse categorie di essere: ad esempio possiamo affermare che sia un uomo che un colore esistano, ma il loro “esistere” è differente. 

Le quattro cause che Aristotele indica come causa del divenire e i concetti di atto e potenza, sono:

Causa materiale: la materia di cui è composta la cosa stessa

Causa formale: le caratteristiche morfologiche e funzionali che fanno di un oggetto proprio quell’oggetto e lo distinguono da un altro. Una casa è tale solo se ha la forma di una casa, non lo sarebbe se gli stessi materiali di cui è costituita venissero disposti in un altro modo.

Causa motrice: ciò che determina l’inizio del cambiamento;

Causa finale: il fine in vista di cui opera il mutamento.

 

Per Aristotele le quattro cause sono relative: 

infatti un mattone può essere la causa materiale di una casa e contemporaneamente causa formale dell’argilla di cui è composto. 

Ogni cosa è infatti un tutt’uno tra forma e materia, e questa unione è inscindibile. 

 

 

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