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Pluralisti, "La nascita della scienza"

 


E' solo con i Sofisti; Socrate, Platone, Aristotele e la potenza della polis di Atene, che la riflessione filosofica si sposterà nel cuore dell'Attica, tra il V e il IV sec. a.c. 

I tre esponenti maggiori dei pluralisti sono Empedocle di Agrigento, Anassagora di Clazomene e Democrito di Abdera.

Il cuore del problema filosofico dopo gli eleati consiste nel cercare di tenere insieme l’essere parmenideo e la realtà sensibile. 

Secondo i fisici pluralisti, bisogna trovare una visione della realtà che spieghi entrambe le interpretazioni. 

Si tratta di elevarsi a un punto di vista che risolva le possibili contraddizioni.

Per questo motivo, loro concepivano la realtà su due piani:

- uno profondo, che soddisfa il pensiero parmenideo;

- ed uno superficiale che coincide con l'esperienza sensibile.

 

Empedocle nacque ad Agrigento intorno al 484-481 a.C. e svolse la sua attività filosofica in Sicilia, egli si colloca nell’ambito dei pluralisti. 

Egli ipotizza l’esistenza di quattro radici: acqua, aria, terra e fuoco, ovvero i quattro elementi fondamentali che, con le loro combinazioni e separazioni, determinano la generazione e la corruzione di tutte le cose. 

Vengono denominate radici a sottolineare come esse facciano nascere la realtà e le conferiscano stabilità; le cose sono il frutto dell’aggregazione (nascita) e della disgregazione (morte) delle radici, le quali sono però eterne, immutabili e immobili.

Per spiegare come le quattro radici possano aggregarsi e separarsi, Empedocle fa riferimento ad altre due cause, da lui chiamate Amore e Odio. 

Il primo ha una forza di attrazione e tiene insieme il cosmo, il secondo ha una forza di repulsione che divide le quattro radici: la generazione delle cose avviene con l’unione delle quattro radici, mentre la disgregazione è il frutto dell’agire dell’odio. 

Il processo messo in moto da Amore e Odio è causale, ma tale da creare un’armonia. Gli elementi di Empedocle sono intesi come i mezzi attraverso i quali si è formata tutta la realtà che ci circonda. 


Anassagora nasce a Clazomene nel 496 a.C. circa, dopodichè si reca ad Atene e lì si stabilisce.

Egli, come molti altri filosofi, affronta il problema di come si sia costituito il mondo nel quale vivono.

L’innovazione più notevole, rispetto alla teoria di Empedocle, si trova nell’affermazione che in ogni cosa si trovano, in diverse proporzioni, tutti gli infiniti semi e che questi, tramite la loro progressiva separazione e organizzazione, danno origine al cosmo.

Questi semi permangono costanti. Egli dice che ogni cosa è una mescolanza di questi semi, che però non sono visibili ad occhio nudo. 

Troviamo così in Anassagora, in termini che dovevano apparire molto sorprendenti ai contemporanei, la tesi della pluralità dei mondi. Aristotele coniò un termine tecnico per indicare il “seme ” di Anassagora: omeomeria.
Esso sta a indicare una proprietà essenziale delle cose: ognuna di esse ha infatti sia qualità manifeste, sia qualità nascoste sotto forma di semi. 

Anassagora contrappone il noùs, intelletto, al mondo delle cose, dove tutto è “relativo”

Esso è la sola realtà “assoluta” e mente divina ordinatrice che ha dato il primo impulso da cui ha avuto origine il mondo.

Al noùs competono alcune specifiche funzioni:

- esso conosce ogni cosa;
- e governa ogni cosa. 

Democrito
nacque ad Abdera intorno al 460 a.C.

Fu allievo di Leucippo di Mileto, che secondo la tradizione fu il fondatore della Teoria Atomistica, portandola proprio ad Abdera.

Il pensiero di Democrito affonda le sue radici nel contesto culturale del suo tempo. 

In particolare in quelle teorie filosofiche che cercavano di dare una spiegazione alla realtà: Eraclito e Parmenide. 

In particolare quest’ultimo, proponeva l’esistenza di due vie, quella intellettiva e quella dell’esperienza, l’unità e la molteplicità. 

Esse si sublimano in Democrito con la teoria dell’Atomismo. 

L’atomismo è una dottrina filosofica, secondo la quale tutte le cose sono costituite da aggregazioni di atomi, ossia di particelle indivisibili che si muovono nel vuoto. 

Per gli atomisti “ciò che è” deve essere ingenerato e imperituro, immutabile e indivisibile.

Democrito elabora un modello unitario su come pensare la molteplicità della realtà; egli infatti, ritiene che il mutamento e la molteplicità, negati da Parmenide e dai suoi seguaci, non siano una mera apparenza illusoria. 

Si propone di spiegare il divenire e la varietà delle cose a partire da una realtà semplice e immutabile.

Gli atomisti ammettono che anche il non essere sia qualcosa: esso è il vuoto spazio infinito in cui sono contenuti gli atomi, che non si oppone al loro movimento.

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