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OPERE DI PLATONE

 

Opere di Platone


I primi dialoghi:

A partire dal 395 a.C. Platone iniziò a scrivere i primi dialoghi, nei quali affrontò il problema culturale rappresentato dalla figura di Socrate e la funzione dei sofisti:

  • l’Apologia di Socrate, che tuttavia non è un dialogo;
  • il Critone, in cui Socrate discute la legittimità delle leggi;
  • lo Ione, in cui Socrate con il gusto dello scherzo dialoga sul significato di Arte umana e Arte divina con un attore, il rapsodo, che interpreta o è posseduto dalla Poesia;
  • l’Eutifrone;
  • il Carmide;
  • il Lachete;
  • il Liside;
  • l’Alcibiade primo;
  • l’Alcibiade secondo (queste due attribuzioni a Platone sono tuttavia discusse);
  • l’Ippia maggiore;
  • l’Ippia minore;
  • il Menesseno;
  • il Protagora;
  • il Gorgiac

    Ultime opere:

  • il Timeo;
  • il Crizia;
  • il Politico;
  • il Filebo;
  • le Leggi.
    L’opera considerata più importante rimane La Repubblica, in cui Platone presenta le sue tesi sulla costituzione della città-stato ideale, una città governata dai filosofi in vista del Bene in cui popolazione è organizzata in tre classi (filosofi, guardiani e artigiani) corrispondenti alla tripartizione dell’anima in:                                                           razionale, irascibile concupiscibile.

    La Repubblica (Politèia) è un dialogo, composto tra il 380 e il 370 a.C., in dieci libri. Nel
    libro, che ha la funzione di un vero e proprio prologo, è trattato il problema iniziale dell’essenza della giustizia. Di qui si passa a quello dell’origine e della natura dello Stato.


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      Pitagora e       I pitagorici     Pitagora nacque a Samo nel 571. Venne in Italia dove fondò una scuola, come associazione religiosa e politica. La sua teoria prende il nome di metempsicosi , ossia la reincarnazione dell’anima di una persona in un altro corpo, che poteva essere animale o umano a seconda del modo in cui aveva vissuto quell’anima, dopo la morte. Pitagora considerava il corpo come la tomba dell’anima , imprigionata in esso per espiare la propria colpa, intesa non come una particolare violazione commessa volontariamente da ogni singolo essere, ma come una sorta di “ingiustizia cosmica”.  La via per liberare l’anima dal corpo secondo Pitagora era la filosofia, che da un lato esigeva la sapienza, dall’altro la pratica di alcuni riti purificatori.    Pitagora ed i seguaci iniziarono a considerare la matematica come una vera e propria scienza, elaborandone gli elementi fondamentali. La tesi fondamentale è che il numero , è la sostanza delle